Da tempo Repubblica non vuole cavalcare l'onda montante del razzismo in Italia, e certo fa bene. Si arriva però a vette di comicità involontaria, quando si parla, in poche righe, di "uomo" e di "persone" tre volte. Ditelo pure quindi che il lettore non è adatto a leggere le parole "straniero" o "clandestino". Come quella volta, in una edizione locale, dove per descrivere un tizio fermato senza patente, auto rubata, precedenti etc etc parlavano di "giovane pisano", e poi era un rom di un campo vicino Pisa.