Pare che le banche locali siano finalmente salve. Bene senza dubbio, ma qualcuno ci ha rimesso... per esempio, azionisti e obbligazionisti che sono stati convinti ad acquistare i bond della banca. Ci sono la Banca Etruria, la Banca Marche, la Cassa di risparmio di Chieti e la Cassa di risparmio di Ferrara.
Tra gli investitori di queste, sono rimaste un sacco di persone. Persone che nemmeno sapevano, in molti casi, cos'era un'obbligazione subordinata, o che sarebbe necessaria un'ampia diversificazione dei propri investimenti, e che magari dovevano pure sospettare dell'impiegato che gli proponeva certi prodotti: ma allo sportello del piccolo salvadanaio locale, magari c'è il figlio del mesticatore sotto casa, come si fa a non fidarsi?
Certo, qualche insegnamento lo possiamo trarre da queste vicende...
Il primo, rendimento grosso, rischio grosso, anche se te lo propone la banca sotto casa, anzi: rischi anche con senesi e vicentini, ovviamente, sia pure con modalità diverse. Se poi ti telefonano per glorificarti un investimento, inizia a prendere il fucile, a meno che tu pensi che la gente venga a regalarti soldi direttamente a casa.
Il secondo, non sempre arriva qualcuno a salvarti. Questi non sono esattamente risparmiatori, se avevano i soldi sul conto li salvavano. Hanno investito, mal consigliati, in una cosa rischiosa.
Il terzo, la principale differenza tra una spa e una popolare è che nella seconda l'intrallazzo si faceva meglio. Gli organismi di controllo servono esattamente a niente, che ci arrivano dopo che si sono lette le notizie sui giornali.
Il quarto, sono tutti responsabili, dai partiti, all'impiegato che parla con il pensionato, che quando c'era da dare via merda per prendere i premi d'agenzia a fine anno, faceva le corse. Una vendita della banca e una sfilata di licenziamenti avrebbero fatto capire ai posteri un sacco di cose. Al solito, l'entusiasmo dei sindacati che gioiscono per il posto di lavoro salvo, è una gioia criminale.